MANI IN CARTA

Non sarò mai abbastanza cinico
da smettere di credere
che il mondo possa essere
migliore di com’è

Ma non sarò neanche tanto stupido
da credere che il mondo
possa crescere se non parto da me

da “Costume da torero“, di Brunori SAS

E così, nel mio piccolo, negli ultimi anni ho iniziato a dare una seconda vita a carta e cartone che sarebbero andati inevitabilmente in discarica.

Riciclo un po’ di tutto: appunti, lettere, fatture, quaderni scolastici, giornali, riviste, foglietti illustrativi di medicamenti, dizionari tascabili ormai superati, sacchetti dei supermercati, scontrini… insomma, ogni tipo di carta che si accumula in ufficio o a casa.

Le metto da parte, le trito, le macero e le passo al telaio. E voilà: (ri)nascono così dei bellissimi fogli di carta. Bellissimi e unici, nelle loro inevitabili imperfezioni: a seconda della carta di partenza e di come la lavoro, ottiengo un foglio più o meno bianco, con più o meno residui, più o meno ruvido.

E i cartoni? non sono da meno. Packaging di capsule di caffè, birre, toner, pappe di cani e gatti, imballaggi vari… diventano l’anima rigida delle copertine dei taccuini.

Sarebbe stato dissonante, a questo punto, illustrare le carte artigianali in modo ‘moderno’. Sono una progettista grafica, ma la carta fatta a mano è stata di ispirazione per tornare alle ‘origini’ della mia professione: dalla pittura alla stampa linoleografica, mi cimento in varie tecniche artistiche che si usavano quando computer e stampanti non esistevano ancora.

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